Economia Robert Parker Jr. il wine critic tradizionale è al tramonto? P arker funziona se uno ha più di 45 anni, o giù di lì. Se sei più giovane, quelli che contano sono i media elettronici . Roger Gentile, presidente di Gentile s The Wine Sellers, è considerato uno dei migliori esperti e commercianti di vino in quello che ormai è il primo mercato del mondo: gli Stati Uniti. Da me interrogato circa l influenza del più potente e famoso wine critic del mondo, Robert Parker Jr, mi ha risposto così. Se lo dice lui, c è da credergli: nessuno meglio di un merchant, o di un retailer (rivenditore) può sapere quanto pesa , ancora ai giorni nostri, un 90 centesimi del wine advocate per definizione. Fino a non molti anni fa, riuscire a varcare la fatidica soglia degli 89/100 significava per un vino l inizio della sua fortuna commerciale in America e nel resto del pianeta. Ma in tempi come gli attuali, nei quali la crisi mondiale ha ridimensionato i sogni di grandezza di molti, l impero 28 di ELISABETTA TOSI del gusto parkeriano comincia a mostrare crepe sempre più evidenti...e alla formazione di queste ultime, i nuovi media sono tutt altro che estranei. Gli esordi Robert M.Parker, Jr, classe 1947, nativo di Baltimora, non è un produttore, un enologo o un giornalista. un avvocato, e per oltre dieci anni ha lavorato come tale per la Farm Credit Banks di Baltimora, dalla quale si licenziò nel 1984 per dedicarsi a tempo pieno alla sua passione: scrivere di vino. Un modello in particolare lo ispirava: Ralph Nader, anch egli avvocato, specializzato in difesa dei consumatori (consumer advocacy), leader del movimento noto come consumerismo. Parker esordì nel 1975 con una piccola guida del vino: il suo intento era scrivere un libro privo di conflitti di interesse, perché a quel tempo chi recensiva i vini erano spesso le stesse persone che li vendevano. Tre anni dopo pubblicò il primo numero di una newsletter dal titolo The Baltimore-Washington Wine Advocate , che inviò gratuitamente ai più importanti rivenditori di vino. Il secondo numero era a pagamento, e 600 di loro si abbonarono subito per riceverlo; nel 1979 il bollettino venne ribattezzato semplicemente The Wine Advocate , un nome che conserva ancora oggi e che, a distanza di oltre 30 anni, può vantare oltre 50 mila abbonati, sparsi tra gli Stati Uniti e altri 37 paesi. Su cosa si è fondato, finora, il successo di questo critico? Su tre novità principalmente: un approccio al prodotto di tipo consumeristico, una valutazione dei vini data in centesimi, una critica anche molto dura agli inattaccabili grandi vini francesi. Robert Parker è stato il primo, nei suoi scritti, a spaziare dai vini californiani a quelli cileni, passando per gli spagnoli e gli italiani, laddove la stampa anglosassone si era occupata, fino a quel momento, quasi solo di grandi vini francesi; inoltre è stato anche il primo a farlo da un punto di vista del consumatore, sia pure con la pretesa (nemmeno troppo velata) di educarlo a bere bene, almeno secondo il suo criterio. E poiché uno dei punti di forza di questo modo di presentare i vini risiede anche in una loro valutazione qualitativa, ecco che per descrivere la qualità dei vini assaggiati, Parker cominciò ad assegnare loro un punteggio da 50 a 100. Un metodo facile da capire, che però venne anche immediatamente travisato, e anziché essere visto come una sintesi delle caratteristiche organolettiche, venne interpretato da operatori, consumatori e giornalisti come un giudizio di merito, cioè un voto. Nonostante ciò, già a metà de-