– Denominazione commerciale del prodotto, il nome con cui l’agrofarmaco viene venduto (marchio registrato).
– Numero di registrazione, il codice univoco assegnato dall’autorità competente (Ministero della Salute) che attesta l’autorizzazione all’immissione in commercio.
– Principio(i) attivo(i), la sostanza (o le sostanze) chimica responsabile dell’azione fitosanitaria, accompagnata dalla sua concentrazione espressa in g/L o g/kg (o in percentuale, a seconda del formulato).
– Titolare dell’autorizzazione, il nome e l’indirizzo dell’azienda o della società che ha ottenuto l’autorizzazione alla commercializzazione.
– Classificazione di pericolo secondo il Regolamento CLP (Reg. CE 1272/2008), che comprende: i pittogrammi di pericolo; le frasi di pericolo (H) che segnalano la natura dei rischi (tossicità, corrosività, ecc.); i consigli di prudenza (P) che indicano le misure di sicurezza e protezione.
– Il tipo di formulato, ad esempio, WP (polvere bagnabile), EC (concentrato emulsionabile), SC (sospensione concentrata), SL (soluzione liquida), ecc.
– Codice del gruppo FRAC (recentemente introdotto nelle più recenti etichette dei fungicidi).
– Le indicazioni sulle colture autorizzate e i parassiti o le malattie target.
– L’elenco delle colture (vite, cereali, ortaggi, fruttiferi, ecc.) sulle quali il prodotto è ammesso.
– Gli specifici organismi nocivi (insetti, funghi, erbe infestanti, acari, ecc.) contro i quali l’agrofarmaco è efficace.
– La dose di impiego e modalità di applicazione comprendente le dosi raccomandate per ettaro, per ettolitro o per altra unità di misura (kg/ha, L/ha, mL/L, ecc.), le istruzioni su come preparare la miscela e sulla quantità di acqua da utilizzare, le eventuali indicazioni sul metodo di distribuzione (barra, atomizzatore, spandiconcime, ecc.).
– Gli intervalli di sicurezza (o carenza), il tempo minimo che deve trascorrere tra l’ultimo trattamento e la raccolta del prodotto o l’accesso dei lavoratori al campo trattato, al fine di garantire il rispetto dei limiti massimi di residuo (LMR) e la sicurezza degli operatori.
– Le indicazioni sulle fasce di rispetto (buffer zone), le distanze minime da rispettare nei confronti di corsi d’acqua, aree abitate, strade o colture limitrofe particolarmente sensibili, comprensive dei provvedimenti da adottare per prevenire la deriva e proteggere la biodiversità (misure di mitigazione).
– Le eventuali limitazioni di impiego, le restrizioni imposte dal Ministero o dalle autorità competenti (es. divieti d’uso in determinate zone, tempi o modalità di applicazione particolari);
– Le avvertenze e precauzioni d’uso: consigli relativi ai dispositivi di protezione individuale (DPI) da impiegare (guanti, maschere, occhiali, tute); avvertenze per la protezione di api e altri impollinatori (se rilevanti); indicazioni sullo smaltimento dei contenitori vuoti e dei residui di miscela;
– Le indicazioni di pronto soccorso: suggerimenti su cosa fare in caso di contatto con la pelle, gli occhi o in caso di ingestione/inalazione; numero di telefono del centro antiveleni (se previsto);
– La data di scadenza o termine di utilizzo (se applicabile) perché alcuni formulati possono avere una validità limitata, oltre la quale non è più garantita la stabilità e l’efficacia.
– Le eventuali altre informazioni obbligatorie, infatti possono essere incluse frasi specifiche previste dalla normativa del Paese di utilizzo o relative al Piano d’Azione Nazionale per la riduzione dei rischi (ad esempio, particolari raccomandazioni per la protezione ambientale).