ECONOMIA
Sostenibilità in azienda: una zavorra o un’opportunità?
Come individuare i nuovi modelli di business che creano sviluppo
di CHIARA DEMICHELIS e ENRICO MACHETTA
Studio MA.DE https://madefirm.it
di CHIARA DEMICHELIS e ENRICO MACHETTA
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Sostenibilità. Un termine divenuto, negli ultimi anni, di uso comune e spesso abbinato al concetto di rispetto ambientale. Ma la sostenibilità è concetto etico che si riferisce al comportamento dell’uomo per indirizzarlo verso il bene, oppure è un principio che, se applicato alla gestione dell’impresa, può dare risultati economici apprezzabili?
Il concetto di sostenibilità fu utilizzato per la prima volta nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU; venne allora definito sostenibile uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente, senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Da questo primo nucleo si arrivò, nel summit di Rio del 1992, a individuare i tre pilastri della sostenibilità: sostenibilità economica, sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale.
Da queste definizioni si comprende come il concetto di sostenibilità si accompagni a quello di sviluppo: lo scopo della dottrina sulla sostenibilità è quello di permettere di individuare modelli di business che creino sviluppo. E questo, a ben pensare, è l’obiettivo di ogni azienda. Non dobbiamo dimenticare infatti che l’economia mondiale altro non è che la somma delle economie nazionali, che a loro volta vengono formate dal modo di fare business delle singole aziende, che operano sui vari territori. Se quindi di sostenibilità si discute a livello globale nell’ambito delle organizzazioni internazionali, lo sviluppo sostenibile si crea e si realizza partendo dal basso; in altri termini ogni impresa, anche piccola, operando in modo sostenibilmente orientato, ha modo di creare sviluppo, business e quindi ricchezza. Ragionare in chiave di sostenibilità per le aziende non è quindi un esercizio virtuoso, ma una necessità, per garantirsi competitività e spesso, sul lungo periodo, la sopravvivenza.
Dobbiamo quindi pensare alla sostenibilità come una vera e propria leva del business. Ragionare in termini di sostenibilità permette infatti in primo luogo di affrontare e ridurre una serie di rischi: la scarsità delle risorse, la volatilità dei prezzi e le modifiche legislative sono rischi che affliggono ogni impresa e che bisogna gestire, per poter crescere. Un modello improntato alla sostenibilità può fornire importanti lineeguida in questo senso. Per esempio un’impresa agricola che abbisogna di grandi quantitativi di acqua e predispone un piano volto a ridurre gli sprechi, tiene un comportamento sostenibile, ma al contempo ottiene un grande vantaggio in termini aziendali. Puntare alla sostenibilità è spesso una leva per investimenti in innovazioni tecnologiche che sono, di per sè, una ricchezza aziendale che aiuta nella crescita. Puntando la nostra attenzione sull’impresa vitivinicola, senza dubbio il primo pilastro della sostenibilità è quello legato all’ambiente: aziende che operano in settori dove si utilizzano risorse naturali (suolo, acqua) e al contempo intervengono sul territorio, sono le prime a poter impattare positivamente sull’ambiente. Utilizzo sapiente ed ecoorientato di fertilizzanti e fitofarmaci, colture che abbisognano di meno acqua, vendita degli scarti ai fini della produzione di bioenergia o di materiali e prodotti diversi come i tessuti, sono strategie che permettono all’impresa di abbassare i costi, aumentare i ricavi commercializzando anche materiali tradizionalmente considerati rifiuti, e come effetto mediato non peggiorano la salute dell’ambiente e del territorio.
È tuttavia interessante indagare anche altri sistemi di business sostenibile che non riguardano direttamente la tutela ambientale, ma si rifanno agli altri due pilastri della sostenibilità: sviluppo economico e sviluppo sociale.