Vini no alcol in Italia: al via la produzione non senza incertezze
Da dicembre 2024 è possibile produrre i vini dealcolizzati anche in Italia. Le disposizioni, incertezze e aspettative comprese, commentate dagli addetti ai lavori e da chi questi vini ha già cominciato a produrli
di SERENA LEO
Sembrava impossibile arrivarci, ma anche l’Italia ha trovato la sua intesa sui vini dealcolizzati o dealcolati. Il 20 dicembre 2024 il decreto legge sulla materia ha visto la luce dando via libera alla possibilità di eliminare la parte alcolica dal vino. Molte le reazioni contrastanti prima e dopo il provvedimento, così come le incertezze sull’operatività e le perplessità circa la norma. Cosa significa dealcolato lo si legge dall’art. 1 del decreto. “Si chiama dealcolato se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto non è superiore a 0,5 % vol, mentre è parzialmente dealcolato se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto è superiore a 0,5% vol. ed è inferiore al titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione”. Partiamo da una certezza: non tutto si potrà dealcolare, ma solo i vini non protetti dalle denominazioni di origine. Le restrizioni made in Italy infatti, andranno a escludere le DOC, le DOCG e le IGT, dando la possibilità di dealcolizzare tutto il resto. Sul punto il decreto emanato dal MASAF è chiaro: rispetta la voglia di preservare il prodotto vino in tutte le sue sfaccettature, parola di Ministro fuori e dentro le inquadrature tv. Cosa succede ora è presto detto. Secondo Filippo Moreschi, avvocato e Vicepresidente Ugivi (Unione Giuristi della Vite e del Vino), la situazione rispecchia una sorta di “protezionismo” verso la tradizione, frutto del dibattito di questi mesi. “Rispetto alle norme europee, la differenza più rilevante è il divieto che il Decreto Ministeriale ha introdotto rispetto alla dealcolizzazione dei vini DOP e IGP. Il Reg. UE 1308/2013, come modificato dal Reg 2117/2021, ha introdotto per questi ultimi la possibilità di dealcolizzazione parziale, previa modifica dei relativi disciplinari. A livello nazionale si possono dealcolare solo prodotti vinicoli non rivendicati ad alcuna Indicazione Geografica. Per le Indicazioni Geografiche la strada della riduzione del tenore alcolico del vino passa, in Italia, attraverso processi volti a ottenere una bassa gradazione delle uve e dei mosti, ad esempio come accade in caso di vendemmia anticipata”. Una norma che andrebbe in controtendenza con quella che l’Unione Europea ha già emanato a riguardo. E riguardo all’etichetta Moreschi sottolinea questo: “Il Regolamento 2117/2021 ha modificato l’art. 119 del Regolamento UE 1308/2013 introducendo l’obbligo di accompagnare in etichetta alla categoria vino, vino spumante o ad altre categorie autorizzate al processo, le parole dealcolizzato o parzialmente dealcolizzato. Il Decreto riprende tali prescrizioni, ma ne limita l’impiego ai vini privi di Indicazione Geografica, oltre che adoperare la parola dealcolazione e non dealcolizzazione, come vuole il legislatore europeo”.