VITICOLTURA Zonazione e adattamento in un contesto che cambia di ALICE ARGENTERO Dall’identità storica alla gestione del futuro, la zonazione continua a rappresentare un metodo fondamentale per studiare e definire il rapporto suolo, pianta e atmosfera in viticoltura Negli ultimi anni, i progressi tecnologici e strumentali hanno permesso di acquisire informazioni sempre più dettagliate sulla variabilità ambientale e climatica. Questi progressi forniscono ai produttori strumenti utili per analizzare in modo più accurato le differenze all’interno dei loro appezzamenti, orientando le scelte agronomiche in maniera più consapevole. Il concetto di rappresenta la sintesi dei fattori che influenzano lo stile e la qualità del vino, e si manifesta con caratteristiche specifiche legate al territorio. In viticoltura, il è il risultato dell’interazione tra tre componenti principali: (caratterizzato dai fattori climatici, topografici, geologici e pedologici), (che include la varietà, il portinnesto, la biodiversità del suolo, etc.) e , intesa sia come tradizione che come sistema economico e sociale (Van Leeuwen e Seguin, 2006). Poiché il varia nella spazio e ha una dimensione geografica, è necessario definirne le modalità di determinazione e studio. È proprio da questa esigenza che nasce il concetto di . terroir terroir l’ambiente fisico il materiale biologico la cultura terroir zonazione DEFINIZIONE DI ZONAZIONE E OBIETTIVI Con il termine di zonazione s’intende la suddivisione di un territorio in aree omogenee per caratteristiche pedoclimatiche e geografiche, capaci di influenzare la risposta colturale della vite. Storicamente, nelle aree viticole più antiche, in Francia e in Italia soprattutto, la zonazione si è dimostrata particolarmente utile per delimitare aree vocate alla produzione di vini di qualità o con una tipicità ben definita. In Italia questo processo ha accompagnato l’istituzione, a partire dal 1963, con il DPR 930/1963, del concetto di “Denominazione di Origine Controllata” (DOC), seguito poi nel 1980 dalla “Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG)”. L’obiettivo del decreto era di tutelare prodotti le cui caratteristiche fossero strettamente legate all’ambiente territoriale in cui venivano realizzati. Successivamente, in Italia in diverse denominazioni sono stati realizzati studi più mirati, per arrivare a delimitare sottosone con tipicità spiccate. Per esempio, in Piemonte, nella regione vitivinicola delle Langhe, a partire dagli anni ’80–’90 è stato attuato uno studio di mappatura delle zone vocate per la produzione del Barolo. Questa zonazione si è basata sull’individuazione delle Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA), ovvero aree produttive che delimitano ufficialmente all’interno della DOCG Barolo ed equivalenti a grandi linee ad equerenti francesi “cru”. Ognuna di esse (oggi sono 181 MGA comuni e 170 MGA sotto-comunali) è stata affidata ad uno studio di riconoscimento, con accordi con i produttori, secondo criteri storici co-geografici, ovvero che si basano sulle evidenze (che in alcuni casi erano già indicati nelle etichette).