CULTURA E SOCIETÀ Chanson à boire BACCO TRA LE NOTE di ALBERTO ANGELINO L’elegante composizione musicale francese del cantare di sbornie Le canzoni legate al vino sono presenti praticamente in tutte le culture che abbiano scoperto gli effetti della fermentazione alcolica. Pensate che esistono strofe che lo esaltano persino nell’Islam. Tuttavia, nessuno è riuscito a trasformarle in un elegante genere musicale quanto i Francesi. Sarà anche per la lingua: se a Parigi ti ricordano che la sera prima sei salito in piedi su un tavolo a cantare completamente ubriaco, puoi sempre ribattere che stavi intonando una “chanson à boire”. In effetti si tratta di un filone più trasversale rispetto alla nostra “canzone da osteria”, che invece sconfina spesso nel triviale. In Francia si definisce “chanson à boire” praticamente ogni composizione che nobiliti l’uso di alcol, in qualsiasi contesto. Certo ci sono elementi comuni, ad esempio l’incentivo esplicito al bere, proseguendo fino al limite estremo, e poi c’è l’esaltazione del bere come atto di resistenza e unica medicina di fronte ai mali della vita, in primis l’amor tradito. Se i temi sono ben individuabili, la musica però è meno codificata ed è soprattutto questo che permette ai Francesi di inserire nelle “chanson à boire” composizioni che vanno da quelle intonate dalla Legione Straniera nelle bettole corse, a brani eseguiti da orchestre sinfoniche in sale da concerto. Esiste, però, una storia ufficiale delle chanson à boire e comincia nel XII secolo con una raccolta di carmi nel quale troviamo Vinum bonum et suave, parodia del cantico alla Vergine Verbum bonum et suave. Ma è nel trecento che questo tipo di composizione comincia a formare un genere a sé stante con una propria denominazione: nascono i “vaudevires”, nome che deriva da , città della Bassa Normandia da dove proveniva Olivier Basselin e probabilmente anche l’altro maestro del genere Jean le Houx. Esistono moltissime raccolte di canti attribuiti ai due in cui si mescolano il francese del Cinquecento e il latino. I versi sono quelli tipici del genere: “Chi beve acqua non finisce bene”, o “Chi ama bene il vino è di buon carattere”. È soprattutto nel XVII secolo che le chanson à boire acquistano un’immensa popolarità, grazie alla produzione di , anche conosciuto come “il falegname di Nevers”, che vive al tempo di Luigi XIII e muore nel 1662. È sua Aussitoût que la lumière, una canzone che in Francia è così conosciuta da aver praticamente codificato il genere. “Non appena la luce/ Ha dorato i nostri pendii/ Inizio la mia carriera/ Visitando le mie botti /Felice di rivedere l’alba” cita la prima strofa, introducendo via via immagini sempre più barocche, ma è la musica a essere interessante: i procedimenti armonici non sono tipici della tradizione popolare di allora, piuttosto sono studiati per rendere l’idea di una certa ebbrezza. Un procedimento che influenzerà la musica “colta” francese dei secoli seguenti. Da lì in poi è un successo crescente di bevute e di cantate in cui sarà soprattutto la famiglia di editori Ballard ad avere un ruolo decisivo, pubblicando a puntate, tra il 1690 e il 1732, le diffusissime a cui si aggiungono i due volumi di Tendresses bachiques, o duo e trio melez de petits airs tendres et à boire des meilleurs auteurs, usciti nel 1712 e nel 1718. Con questa fama è logico che, all’ascesa della borghesia francese del XVIII secolo, il canto da tavola acquistasse il sapore di un inno capace di uscire dalle osterie di campagna per entrare nei cabaret e nei caveaux frequentati dagli intellettuali. La rivoluzione nasce un po’ anche cantando e subito dopo è il Vaudeville, genere teatrale che fin dal nome è l’evoluzione dei vaudevires, ad attingere a piene mani da questo materiale “enoico”, facendolo diventare oggetto di musica e versi sempre più elaborati. E così è facile ritrovare le “chanson à boire” nei momenti più conviviali della Belle Époque e poi in tutto il fermento culturale della Rive gauche fino al ‘900 inoltrato. Una parte di storia che richiederebbe molte puntate per essere raccontata per cui proviamo a condensarla in dieci titoli. Ecco la nostra playlist delle chanson à boire imperdibili per i lettori di Millevigne. Vau de Vire Adam Billaut Raccolte di arie serie e da bere di autori diversi Chanson à boire, dipinto di Adriaen Brouwer (1605–1638), Musei di Parigi