
Kostas ai miei racconti annuiva: anche lui era un appassionato della storia antica. Ecco perché si era avvicinato a me così sicuro di trovare qualcuno che lo avrebbe ascoltato con interesse. Probabilmente si era avvicinato su indicazione di Katerina che mi vedeva spaesata e un po’ annoiata in mezzo a tutta quella confusione e a quelle persone che non conoscevo. Ormai, dopo queste citazioni dall’Iliade e dall’Odissea, con Kostas avevo mollato gli ormeggi e tutti i miei studi classici venivano a galla. È così difficile parlare della nostra storia, così lontana e nello stesso tempo così vicina: gli studi classici sono passati di moda... Ed era bello trovare una persona che mi seguisse e che io seguissi sulla stessa lunghezza d’onda dei ricordi e delle emozioni.
«Per Omero anche il mare è collegato al vino - continuai - tanto che lo definisce oinon pontos, il “mare color del vino”. Il Mediterraneo, infatti, dopo il tramonto assume un colore che ricorda una distesa di nero vino. Ho visto altri mari: il Baltico ha un colore grigio, le acque del Mar del Nord hanno riflessi scuri, ma nessuno di questi mari è così azzurro di giorno e così nero la notte. Solo in Sicilia e qui in Grecia, la sera, ho visto il mare così scuro, vellutato e dal colore viola intenso, come fosse vino che si muove spinto dal vento. Davanti all’immensità del mare di notte ho pensato tante volte a come dovesse essere dura allora la vita dei naviganti, che si muovevano sulle loro piccole imbarcazioni, impauriti dalla forza del mare e dal timore dei pirati.