
Il poeta Orazio, che faceva parte del circolo di poeti e scrittori attorno ad Augusto, canta il vino in tante delle sue opere. Fra le Odi, la più famosa è Nunc est bibendum (Odi, I, 37) composta nel 30 a.C. quando a Roma giunse la notizia della morte di Cleopatra e Marco Antonio, pericolo mortale per la ormai moribonda, anzi già morta, repubblica romana. Si beveva per lo scampato pericolo che i due amanti avevano rappresentato per la sopravvivenza della società romana. O meglio, si beveva per il nascente e travolgente potere di Ottaviano, il futuro Augusto, protettore e padrone di tanti intellettuali romani che non esitarono a cantarlo e lodarlo, furbescamente, secondo i suoi desideri.
Amici, ora bisogna brindare, ora
bisogna battere la terra con il piede
libero, era ora di ornare le immagini degli déi
con cibi degni dei Salii.
Prima di ora non era lecito spillare
il Cecubo, dalle cantine degli antenati,
mentre una regina preparava folli rovine
per il Campidoglio e per l’Impero
con un gregge di uomini turpi
contaminato dalla perversione