Hermes, il messaggero degli dèi, che suo malgrado si trovava sempre coinvolto nelle vicende amorose del re dell’Olimpo, elaborò uno stratagemma per salvare il nascituro: dopo aver estratto il feto dal ventre della madre lo cucì nella coscia di Zeus, dove sarebbe rimasto fino al naturale compimento della gestazione. Già dalla nascita, dunque, Dioniso ebbe una sorte singolare.

Hermes, per proteggerlo dalla gelosia di Hera, in un primo tempo lo affidò a Ino, sorella di Semele e al marito Atamante. Ma l’implacabile Hera rese folli i due coniugi. Allora Hermes portò segretamente il bambino alle Iadi, le ninfe dei boschi, che se ne presero cura, lo nascosero in una grotta e lo nutrirono di miele.

Quando il fanciullo fu abbastanza grande, Hermes, che continuava a occuparsi di Dioniso rischiando le ire della moglie di Zeus, lo portò da Sileno, una divinità dei boschi che viveva sul Monte Nisa, nella Tracia. Sileno, figlio di Pan, era un essere curioso: aveva orecchie, coda e zampe da cavallo e il vizio di molestare le ninfe, ma in fondo aveva un animo buono e si affezionò al giovane Dioniso.

Tuttavia, Hera – che non aveva ancora perdonato il tradimento del marito – non smise di perseguitare il figlio di Semele, tanto da farlo sprofondare nella follia, come aveva fatto con Ino e Atamante. Per curarsi e ritrovare la serenità, Dioniso decise di intraprendere una serie di viaggi in Oriente. Com’era abitudine dei greci prima di dare inizio a qualsiasi impresa, consultò l’oracolo di Dodona, nell’Epiro, il più antico di tutta la Grecia. Ottenuto un responso positivo, partì per l’Oriente. Visitò l’Egitto, la Siria e la Frigia, dove fu accolto dalla dea Cibele che gli ridiede la ragione e lo iniziò al proprio culto.