L'OTTOCENTO E IL NOVECENTO Giovanni Lanza fu un importante esponente dell'Associazione Agraria di Torino, di cui fu anche segretario per un periodo. L'Associazione, nata nel 1842, rappresentava la parte più innovativa e progressista della nobiltà e della borghesia piemontese. Lanza collaborò a lungo con la «Gazzetta dell'Associazione Agraria», scrivendo numerosi articoli, in particolare sulla viticoltura e la produzione vinicola. Nel numero 20 della rivista, pubblicato nel 1846, Lanza descriveva la situazione della viticoltura piemontese, affermando che il vino è uno dei prodotti agricoli più importanti della regione e che la vite è coltivata su circa un decimo della superficie agricola del Regno di Piemonte e Sardegna. Lanza individuava le aree più vocate alla viticoltura, come l'Astigiano, il Monferrato, l'Alessandrino, il Tortonese, il Valenzano e il Vogherese, senza dimenticare Alba, Mondovì, Pinerolo, Aosta e il Canavese. Inoltre, denunciava la mancanza di dati statistici precisi sulla produzione vinicola e sottolineava come i contadini dell'epoca non possedessero sufficienti conoscenze enologiche per produrre vini di qualità e lunga conservazione. A causa di queste difficoltà, i vini piemontesi non potevano essere trasportati su lunghe distanze senza perdere qualità, limitando la loro commercializzazione ai mercati locali. Questa problematica divenne ancora più urgente nel 1846, quando l'Austria impose barriere doganali alla Lombardia, ostacolando l'esportazione del vino piemontese. Lanza propose di trovare nuove vie di esportazione via mare, il che avrebbe richiesto un miglioramento delle tecniche di vinificazione. Egli ipotizzò anche la creazione di una grande società per la vendita dei vini piemontesi all'estero e la costituzione di depositi vinicoli nei principali mercati stranieri.