6. Dell assoluta mancanza di informazioni rispetto ai nuovi fabbisogni dei consumatori, alle loro nuove aspettative nei confronti del prodotto vino. 7. Di una comunicazione del vino che purtroppo annoia sempre di pi e che invece di essere inclusiva rimane drammaticamente esclusiva , rivolta a pochi. 8. Di una cronica difficolt di considerare il marketing come una fondamentale leva per sviluppare le proprie aziende, per renderle riconoscibili. L A R I V I STA D I W I N E M E R I D I A N 2 9. Di avere difficolt a giudicare la propria produzione con criteri oggettivi, considerando la qualit del proprio vino sempre adeguata e ingiustamente incompresa dal mercato. 10. Di temere l innovazione di prodotto, di packaging, di comunicazione considerandola un nemico della tradizione che invece viene tutt oggi vista come un baluardo a difesa dell immagine del vino. Cosa invece non dovete temere? 1. Che non vi sia pi spazio di sviluppo ai consumi di vino nel mondo. Tranquilli il vino tuttora una Cenerentola tra le bevande alcoliche, con una gran parte del mondo che non si ancora approcciata ad esso. 2. Che vi siano mercati saturi. Negli Usa, tanto per citare un esempio, il principale consumatore di vino al mondo, il vino rappresenta solo l 11% in volume delle bevande alcoliche consumate. 7. Che l enoturismo rappresenti solo un modo per farsi conoscere meglio. Sbagliato, l accoglienza pu diventare uno strumento fondamentale per aumentare la redditivit delle nostre imprese del vino, a partire dall aumento della vendita diretta. 8. Che il vino sia una bevanda per vecchi . Falso, vecchio il modo in cui lo comunichiamo, lo proponiamo. Che vi siano imprese o territori del vino che non hanno nulla da dire. Basta complessi di inferiorit non vi azienda o denominazione che non abbia fattori identitari unici da comunicare, basta crederci. Che non vi siano risorse umane capaci e pronte per entrare nel mondo del vino. Falso, pieno di potenziali manager adeguati alle imprese del vino, ma si deve dare finalmente centralit alle persone e non pi solo al prodotto. Che nel mondo del vino possa lavorare solo chi viene da questo settore. Sbagliato, pi verranno accettate contaminazioni di risorse umane provenienti da altri settori e pi queste porteranno idee nuove e strategie innovative. 3. 4. 5. Che la nostra grande biodiversit vitienologica sia solo una rogna da comunicare e non una risorsa. vero le denominazioni sono troppe, non tutti i nostri vitigni autoctoni sono interessanti per il mercato, ma gran parte del nostro patrimonio vitivinicolo una risorsa straordinaria tutt oggi male utilizzata. 6. Che il made in Italy abbia perso il suo appeal. Falso, l appeal ancora elevatissimo ma lo sono anche le aspettative nei confronti dei prodotti italiani. E noi comunichiamo il nostro made in Italy come negli anni 60. N U M E RO 0 6 OT TO B R E 2 0 24 9. 10. Che stare insieme, fare squadra limiti lo sviluppo dell immagine e del mercato della singola azienda. Falsissimo, oggi senza fare rete (nei Consorzi, tra gruppi di aziende, ecc.) si destinati all eclissi totale. In conclusione sono sempre pi convinto che saranno solo l accettazione del cambiamento, il non temere la trasformazione, l investire in innovazione, le chiavi essenziali per essere imprese del vino capaci di intercettare le tendenze attuali e del prossimo futuro. Il mercato sta aspettando e accetta coloro che non hanno paura di cambiare.