D I FA B I O P I C C O L I Senza il fattore umano il vino si ferma al prodotto I n questi ultimi anni ho scritto molto riguardo alla necessit del nostro settore vitivinicolo di rinnovarsi nella comunicazione. Andando a rileggere le tante cose che ho scritto, ma anche quelle di numerosi altri colleghi, mi sono reso conto che quasi sempre ci siamo fermati all analisi del problema, alla constatazione di una comunicazione del vino che faceva sempre meno breccia tra i consumatori, a partire da quelli pi giovani, ma non solo loro. Si scritto e parlato molto di una comunicazione ripetitiva, esclusivamente concentrata sul prodotto, con molti, troppi tecnicismi. Mi sono, per , altres reso conto che vi stata molta critica a questo modello di comunicazione, ai suoi contenuti, ma si sono proposte poche alternative e si sono dati troppo pochi suggerimenti per andare oltre, per superare questa impasse comunicativa. Limitarsi, infatti, a sottolineare che servirebbe una comunicazione pi empatica, in grado di emozionare maggiormente, una bella affermazione ma che ha ben poco di concreto. Allora mi sono chiesto che cosa si potrebbe suggerire di concreto ai produttori, ai comunicatori del vino per risultare pi attrattivi e possibilmente per allargare il bacino degli appassionati di vino? Una risposta l ho avuta sere fa guardando la trasmissione Belve condotta dall ironica e bella Francesca Fagnani. Un programma che vede crescere di indici di ascolto di puntata in puntata. Mi sono chiesto: cosa rende cos attrattivo questo programma? La risposta abbastanza semplice: mette in prima piano le persone, i loro sentimenti, le loro debolezze, le loro ambizioni, i loro difetti e i loro pregi. Qualcuno potrebbe semplificare ulteriormente affermando che di fatto si tratta di un programma di gossip reso culturalmente pi elevato grazie all intelligente ironia della Fagnani. Ma, aldil dei gusti e delle opinioni personali, quello che caratterizza una trasmissione come Belve la centralit data alle persone, donne e uomini pi o meno di successo che si mettono a nudo, talvolta forse anche troppo. Editoriale