Questo capitolo potrebbe apparire superfluo, dubitiamo infatti che vi siano ancora imprenditori convinti che i cambiamenti di quest’ultimo decennio siano figli di una normale congiuntura economica e che si potrà ritornare nel breve a una situazione pre-crisi.
Il mondo “di prima” – caratterizzato da una domanda di vini di qualità superiore all’offerta, di un vento in poppa costante su tutti i mercati, di una competizione globale ancora limitata per il settore vitivinicolo, di un consumo di vino positivo nei paesi produttori, di consumatori meno attenti al fattore costo – è scomparso ed è inutile continuare ad aspettare che torni.
Ma non sono i numeri in quanto tali a raccontare questa rivoluzione quanto i criteri di scelta dei consumatori, le strategie dei diversi canali distributivi, le evoluzioni delle società di importazione, gli approcci dei sistemi monopolistici, le modalità di selezione del trade nel suo complesso.
E infatti, per analizzare i mutamenti dei mercati del vino, non è sufficiente andare a leggere solo i dati di mercato, bensì è fondamentale avere un osservato rio costante all’interno dei mercati, dentro le aziende, dentro i diversi modelli distributivi, dentro l’eterogeneo universo degli importatori, dentro il, sempre più segmentato, mondo dei consumatori.