Talvolta il vino veniva prelevato direttamente dal palmento, in altri casi era conservato presso il fondo in appositi a vino forniti dal proprietario. Nel sec. XII con la fondazione del convento di Montevergine, prendendo le mosse dalla riforma dei Certosini di Cluny, auspice anche lo sviluppo commerciale della Repubblica di Amalfi e dei due Principati di Citra ed Ultra, vengono vitate molte terre incolte, soprattutto sul versante tirrenico. Nel 1294 scoppia la cosiddetta "guerra del vino" tra i produttori delle colline salernitane e quelli della vicina pianura di Sanseverino, a causa della concorrenza sleale che questi ultimi facevano ai primi e nel 1328 un'analoga rivolta popolare scuote Salerno a causa del vino a basso prezzo di Amalfi, Ischia e del Cilento che arrivava a Salerno via mare e che veniva preferito ai vini locali. Tale situazione durò fino alla riforma dei pedaggi di re Ferrante del 1466. organeis La precisa documentazione duecento-trecentesca suggerisce l'immagine di città medievali assediate da un denso reticolo di vigne che determina mutamenti non secondari nel paesaggio, non solo del suburbio, ma anche di zone centrali della città. Gli alti livelli di densità urbana e la notevole propensione al consumo stimolarono una produzione di vino da parte dei contadini, notevolmente superiore al consumo familiare. In effetti il problema più grande di quei tempi era rappresentato dai tentativi delle varie comunità di impedire l'ingresso in città dei vini forestieri ( ). vina forensia La situazione cambia con la recessione demografica conseguente alla diffusione della peste nera in Italia del 1348 ed alla cosiddetta "rivoluzione dei noli" che portano all'abbandono di molti vigneti posti in zone marginali, non solo per le caratteristiche qualitative, ma soprattutto per la distanza dai mercati. La viticoltura per contro si intensifica allora in alcune zone vocate quali il Monferrato, la Liguria, l'Oltrepò, la Toscana e la zona dei Castelli romani, che producevano vini più conservabili a causa del loro elevato grado alcoolico. In modo particolare vengono favoriti i vini greci provenienti da Posillipo e Resina ed i vini latini della zona di Salerno e dell'isola d'Ischia, che conquistano quote crescenti di mercato inglese e francese, anche per merito dei commercianti genovesi, facendo concorrenza alle Malvasie di Cipro, Creta e del Peloponneso, oggetto degli interessi veneziani nell'Europa settentrionale. Napoli era inoltre il porto più importante nel periodo medioevale per l'esportazione di vino verso l'Italia settentrionale e l'area Aragonese-balearica, in parte prodotto in Campania e Calabria, ma anche proveniente dal Mediterraneo orientale (Cipro, Morea, Costantinopoli). Il successo di questi vini era talmente grande che a Firenze i vini greci, le Malvasie e le (i vini di Morea) potevano essere venduti solo dai Grecaioli, i produttori campani di vini cosiddetti greci». romanie 33 A. Scienza, M. Boselli, , Prismi-Agripromos, Napoli 2003, pp. 36-37. 33. Vini e vitigni della Campania. Tremila anni di storia 3. Pietro de' Crescenzi e la critica di Antonio Saltini