Introduzione 1. I discorsi intorno al vino «All'inizio del XX secolo, lo champagne brut, "gusto inglese", caratterizzato da un certo amaro, si impone ovunque e rimpiazza, nel gusto delle classi elevate, i vecchi "gusti nazionali", che erano stati costruiti su varianti della scala "acido-dolce". Tale "globalizzazione" di un prodotto di una zona circoscritta, "francese per eccellenza", si compie attraverso una serie di complessi processi di scambi culturali tra il produttore cantiniere della Champagne e i suoi corrispondenti (agenti, enologi, e wine merchants inglesi). Questa messa in rete si traduce nell'innovazione tecnica (trattamento, assemblaggio, degustazione) e nella creazione di un vocabolario specialistico (parallelamente, il precoce apprendimento della lingua inglese diviene regola nell'ambiente dei produttori di vini della Champagne), una unificazione del gusto, contraddistinta dall'esigenza di identità e costanza del marchio ("brand"), ottenuta attraverso complessi processi di elaborazione del vino mediante incroci di cru e di annate e un modello di consumo, basato sui comportamenti sociali dell'aristocrazia. La predominanza del gusto inglese per il brut, tra la clientela maschile elegante del mondo intero, coincide con l'apogeo dell'Impero britannico come potenza mondiale, prima del 1914, e l'adozione da parte delle élites sociali del "British way of life". Semplice mousseux o champagne dolce sono oramai sinonimi della festa popolare o del gusto femminile, mentre contemporaneamente lo spumeggiare del vino rende gli uomini brillanti. 1 Inizialmente lo Champagne è un vino leggermente mosso o frizzante e molto dolce. È soltanto a metà dell'Ottocento che s'impone, soprattutto in Inghilterra, un vino spumeggiante e secco: il merito di questa proposta è legato alla testardaggine del signor Burne, che, dopo aver assaggiato, nel 1846, una cuvée di Pierre-Jouet non addolcita, di tipo brut, ne rimane talmente colpito che chiede al produttore di fornirgliene alcune casse di quella tipologia. Dopo averlo venduto ad un circolo militare di Londra, gli viene chiesto di ritirarlo perché troppo secco e di sostituirlo con uno champagne dolce. Il signor Burne, non datosi per scoraggiato, continua, assieme a molti altri suoi colleghi anglosassoni, a richiedere champagne meno dolci, fintanto che nei decenni successivi si impongono entrambe le tipologie, sino al prevalere di quella secca. Cfr. A.L. Simon, Lo Champagne dalle origini ad oggi, Mursia, Milano 1968 (ed. orig. London 1962). 1