Le rappresentazioni sociali sono il risultato inintenzionale (non voluto) di intenzionalità riflessiva:73 la riflessività critica produce il passaggio tra senso oggettivo e senso comune. La ripetitività dell'atto consente all'oggetto di separarsi dai produttori di senso e di farsi quindi riflessività generale. Questa riflessività ha bisogno di "portatori di mentalità" (anche soggetti collettivi) secondo la definizione di Max Weber, in cui «il costrutto di un "senso soggettivamente intenzionato" sale verso "connessioni di senso" trasmesse socialmente. In queste risiedono tutti i conferimenti di senso e di valore di una società, intersoggettivamente vincolanti, a cui si orientano singoli agenti e gruppi sociali. In altre parole, anche il presunto senso soggettivo è un senso sociale».74

73 Ivi, p. 150.

74 D. Kaesler, Max Weber, il Mulino, Bologna 2004, p. 235.

5. I luoghi e gli attori sociali della ricerca contemporanea