6. I numeri del vino: come il mercato internazionale potrebbe condizionare le nuove scelte produttive 6.1 L'Unione italiana vini che legge Mediobanca Nel marzo 2011 esce, a cura dell'Ufficio studi di Mediobanca, un'indagine sul settore vinicolo articolata in due sezioni: la prima tocca le 103 principali società di capitali italiane, che fatturano più di 25 milioni di euro, operanti nel settore vinicolo in più regioni, con l'esclusione delle società che, pur essendo produttrici importanti a livello nazionale, fatturano la maggior parte dei loro guadagni con la vendita di altri prodotti. Le 103 società rappresentano il 55,1% del valore totale della produzione italiana, valutata nel 2009 pari a 7,6 miliardi di euro, e il 53,8% dell' , pari a 3,5 miliardi di euro. 89 export Lo studio di Mediobanca considera i dati di bilancio del periodo 2005-2009, integrati con interviste alle imprese volte a valutare i consuntivi del 2010 e le attese per il 2011; la seconda sezione «riguarda l'analisi nel periodo 2001-2009 dei bilanci delle 12 maggiori imprese internazionali quotate (con fatturato superiore a 150 milioni di euro) e la dinamica da gennaio 2001 a metà marzo 2011 dell'indice mondiale di Borsa delle principali imprese viticole quotate; esso copre attualmente 45 società trattate in 19 Borse (non vi figura quella italiana) la cui capitalizzazione, alla data terminale, era pari a 23,2 miliardi di euro. L'aggregato ha chiuso il 2009 con ricavi pari a 8,3 miliardi di euro ed un capitale investito di 12,1 miliardi di euro». L'Unione italiana vini, la più antica e rappresentativa organizzazione del settore vitivinicolo, fondata a Milano nel 1895 come sindacato dei maggiori produttori e commercianti di vino, che rappresenta ad oggi oltre cinquecento aziende di medie e grandi dimensioni, per un fatturato italiano che supera il 50% del totale e uno estero che supera il 90%, tramite il proprio giornale («Il Corriere vinicolo») analizza i dati di Mediobanca e si pone un interrogativo, proponendo anche una prospettiva. L'inizio dell'articolo è dedicato a una valutazione dei vari comparti produttivi, che rimarcherebbero una differenza non solo sulla capacità di allocazione dei prodotti su base nazionale o internazionale, ma anche di differenti capacità di investimento, di costi di manodopera ecc.: «Molto sommariamente, il calo delle vendite è stato del 4% (un pochino più accentuato del -3% previsto al tempo), mentre i margini reddituali hanno mostrato un recupero, visibile soprattutto nei dati delle 76 aziende vinicole rappresentate. Nel loro caso (escludendo quindi le cooperative), il recupero dei margini ha addirittura più che compensato il calo delle vendite, con il risultato finale di un 2009 con utili più elevati del 2008. In secondo luogo, l'incombenza della crisi ha convinto tutti a limitare gli investimenti (-28% rispetto al 2008 per il campione globale, -38% per le sole aziende) e le minori vendite hanno liberato capitale circolante (meno credito ai clienti, meno magazzino e così via). 90 Ufficio Studi di Mediobanca (a cura di), , marzo 2011, in . 89 Indagine sul settore vinicolo www.areastudimediobanca.com/it/publications/wine-industry-survey Premessa, ivi, p. 3. 90