Ciò che maggiormente colpisce è l'ininterrotto trasmutare. È vero, in natura così come nella cultura esistono forme stabili, o strutture, che pure ci attraggono: un paesaggio, un quadro, un edificio, immagini più o meno ferme, di cui l'occhio compone i vari elementi in una forma-oggetto individuale. Ma sia in natura, sia nella cultura, esistono anche i fenomeni che potremmo chiamare di "flusso": fenomeni di mutamento incessante da cui le forme emergono e in cui sono destinate scomparire. Si dà il caso che soprattutto le forme stabili siano utilizzate o inventate per dare l'idea di qualcosa, per fornire una rappresentazione adeguata. Il mutamento è quasi sempre collocato sullo sfondo, considerato come qualcosa di oscuro, indecifrabile, scarsamente rappresentabile».70

70 F. Remotti, Contro l'identità, Laterza, Roma-Bari 1996, p. 3.