2. Due “dolcettisti” a confronto 2.1 Un vino biodinamico dentro la denominazione di origine: intervista a Nicoletta Bocca, produttrice in san Fereolo (Dogliani) Una breve premessa: con decreto del 6 luglio 2005 viene approvato il nuovo disciplinare del Dolcetto di Dogliani Docg, o semplicemente “Dogliani”, che si affianca al disciplinare del Dolcetto di Dogliani Doc, provvedimento che vede la contrarietà di due importanti produttori di zona: il primo è l’industriale del vino Manfredi, che da solo copre circa un quinto della produzione totale del Dolcetto di Dogliani; il secondo è Gillardi, piccolo produttore nonché enologo dei barolisti “Ceretto”, entrambi appartenenti al comune di Farigliano. Di contro, altri produttori di estrema qualità, ma con diversa concezione della produzione, come Nicoletta Bocca, Annamaria Abbona, Pecchenino sono a favore dell’istituzione della Docg come forma di differenziazione tra dolcetti della stessa zona e come strumento di valorizzazione dei cru del Dolcetto. La spaccatura è netta e crea dissidi piuttosto ampi nella zona sino ad oggi (2011), dove una revisione del disciplinare del Dolcetto di Dogliani permette che, a partire dalla vendemmia 2011, diventi tutto Docg e prenda il nome del territorio, ovvero “Dogliani”, determinando la scomparsa, di fatto, del Dolcetto Doc. Questo livellamento verso l’alto viene fortemente voluto da alcuni produttori, tra cui Manfredi e Gillardi, i quali vedono l’aspetto principalmente promozionale di un nome di zona e rimandano ad un secondo tempo la diversificazione, sul modello della Borgogna, dei vigneti e quindi dei vini Dolcetto. Dietro questa idea promozionale vi è anche il pensiero che comunque il Dolcetto di Dogliani, per quanto sia un vino importante, non possa competere, per altri aspetti (qualitativi, organolettici...), con i nebbioli dei vicini Barolo, Barbaresco, Roero. Per il secondo gruppo di produttori invece questa massificazione in alto porta a un appiattimento che non permette di distinguere i dolcetti “da pasto”, più fruttati, meno carichi di colore, meno strutturati della zona di Dogliani, ma anche di Alba e di Diano – che sono in ragione dei produttori di nebbiolo usati come “contorno” dei più importanti baroli e barbareschi – dai dolcetti che, a loro detta, possono competere in tutto e per tutto con i più grandi vini di zona.