[...] Alcune varietà si conservano tutto l'inverno appese al soffitto, altre si mantengono sfruttando soltanto il loro calore naturale, in vasi di terracotta a loro volta sistemati in dogli, immersi nella vinaccia che fermenta tutto intorno. Altre ancora devono la gradevolezza del gusto alle esalazioni dei forni con cui anche si profuma il vino: tra queste famosissime sono diventate, grazie all'autorità dell'imperatore Tiberio, quelle d'Africa; prima di lui si servivano le uve retiche, provenienti dalla campagna veronese. È proprio dal "subire" che l'uva passa trae il nome (XIV 16). [...] E infatti alcune viti hanno un tale amore per il loro terreno che lasciano ad esso tutta la loro fama e non possono essere trasferite in alcun luogo senza che la loro qualità venga intaccata. È ciò che succede alla retica ed all'allobroga che abbiamo testé chiamato impeciata, celebri nella loro terra d'origine, irriconoscibili altrove. Tuttavia, grazie alla loro fecondità, compensano la scarsa qualità con l'abbondanza, l'eugenia nei luoghi caldissimi, la retica in quelli temperati, in quelli freddi l'allobroga, i cui grappoli neri maturano al gelo (XIV 25-26)». 87 Da segnalare, oltre alle evidenti diversità che si evidenziano dalla citazione completa del testo, la relazione strettissima tra tipologia d'uva e terra d'origine, tali da renderla irriconoscibile, secondo l'autore, una volta trapiantata altrove. 8. Naturalis historia Le centottantacinque qualità diverse di vino, che diventano quasi il doppio: di Plinio il Vecchio «Due sono i liquidi maggiormente graditi al corpo umano: per l'uso interno il vino, per quello esterno l'olio, entrambi prodotti importantissimi degli alberi; ma l'olio è necessario, né l'uomo ha lesinato per lui l'impegno. Quanto tuttavia egli sia stato più ingegnoso per il bere, si evincerà dal fatto che ha creato centottantacinque qualità diverse di vino, che diventano quasi il doppio, tenendo conto delle varietà, mentre in numero molto più basso sono le qualità dell'olio, di cui parleremo nel libro seguente». Così si conclude il Libro XIV, dedicato alla vite e al vino, con una comparazione con l'olio, argomento trattato nel libro successivo, ma che inizialmente viene pensato come libro unico, poiché molte delle fonti utilizzate per i due testi sono coincidenti. 88 Gaio Plinio Secondo, , vol. III (Libro XIV), Einaudi, Torino 1984, pp. 189, 193-194, 221. Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, nacque a Como nel 23 o 24 d.C da una ricca famiglia di rango equestre, e morì durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Fu zio materno e padre adottivo di C. Plinio Cecilio Secondo (Plinio il Giovane). Educato a Roma, intraprese la carriera militare; fu ufficiale di cavalleria in Germania ai tempi di Claudio; sotto Vespasiano, di cui fu amico, ebbe l'incarico di procuratore imperiale in varie province. Sotto il principato di Vespasiano si dedicò alla sua opera maggiore: la , che conta 37 volumi. L'ultimo incarico ne decise la sorte: prefetto della flotta imperiale di stanza a Miseno in Campania, si trovò ad affrontare l'emergenza della terribile eruzione del Vesuvio. Imbarcatosi immediatamente con quattro navi per curiosità scientifica e per soccorrere la popolazione, morì a Stabia per soffocamento il 24 agosto del 79 d.C. 87. Naturalis historia Naturalis historia , p. 271. 88. Ivi