2. Vigne, viti e vino nel Medioevo

«In una lettera, poi raccolta nelle Variae, redatta con ogni probabilità nel 533 o nei primi mesi del 534 e inviata al canonicarius Venetiarum (il massimo funzionario finanziario della provincia), Cassiodoro chiedeva, per conto della corte gota di Ravenna, la fornitura a cura dell'interlocutore e a beneficio della mensa regia del delizioso vino dei produttori veronesi, del quale venivano nella circostanza magnificate le qualità senza pari. La richiesta da parte della corte riguardava vino definito "acinaticium", vale a dire di tipo passito, di cui le cantine ravennati erano ormai quasi a secco e che veniva perciò ricercato nella zona di Verona, dove esso era notoriamente di qualità eccellente. Tale prodotto veniva descritto come il vanto dell'Italia (nel testo si intendeva probabilmente la sola Italia annonaria, cioè quella settentrionale), ineguagliato anche dai vini greci, i quali erano di regola abilmente "insaporiti" con l'aggiunta di spezie e di altri ingredienti.